Nello sport si scelgono i talenti, perché nelle aziende no?
Il mondo del lavoro raccoglie spesso spunti dalla metafora sportiva, ma appare alle volte ancor cieco nell’eliminare alcuni pregiudizi, limitando opportunità di selezione e crescita realmente virtuose e vincenti.
Nel mondo sporivo allenatori e talent scout ben conoscono i ruoli sportivi e le caratteristiche necessarie per ricoprirli al meglio e questo tipo di conoscenza permette una ricerca di talenti priva di stereotipi legati a etnie o caratteristiche culturali, bensì basata sulla selezione di capacità tecniche, tattiche e fisiche misurate sulle reali performance e sulle “giocate” di ognuno.
Nel mondo del lavoro, sebbene appaia evidente che allargare la base di scelta porterebbe ad un naturale aumento dell’opportunità di trovare e crescere dei talenti, i preconcetti sul genere, sull’età, sulle etnie e su innumerevoli altri aspetti, per quanto combattuti in superficie, ancora limitano percorsi aziendali che sarebbero virtuosi per singoli ed organizzazioni.
Leggere le differenti caratteristiche richieste per coprire un ruolo e trovare il modo di mapparle nei candidati è l’unica strada, per valorizzare le differenze di ciascuno, per motivare le persone portandole verso un ruolo che appartiene loro, per oggettivare una scelta che ancor troppo spesso risulta solo soggettiva.